TEW #34 - La tecnologia sta mangiando il mondo
AI e automazione ci toglieranno il lavoro? Non è così semplice prevederlo
Buon Anno, sono ritornato dopo un po’ di tempo, e questa è TEW #34.
Come sempre, se qualcuno di voi è iscritto per errore e non è interessato ai nuovi problemi che la tecnologia e i suoi iper-produttori ci stanno portando, qui c’è un ben VISIBILE 😁 bottone per non ricevere più questa e-mail:
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Automazione, AI e posti di lavoro
L’intelligenza artificiale e l’automazione porteranno notevoli cambiamenti in ogni aspetto della società e tipo di lavoro. Le promesse sono che questa rivoluzione avrà solo risvolti positivi, ma i primissimi effetti non sono incoraggianti.
L’automazione ha permesso di sostituire molte mansioni pericolose e gravose. Ma non necessariamente le condizioni dei lavoratori sono migliorate.
L’automazione ha accelerato il lavoro obbligando le persone a stare al passo con le macchine. Questo è certamente il caso di Amazon, i cui magazzini altamente automatizzati costringono i lavoratori a una pressione continua.
Valter De Cillis lavorava come corriere per un'azienda di logistica che opera per conto di Amazon a Pisa, in Italia. Il suo datore di lavoro lo ha licenziato dicendo che non raggiungeva l'obiettivo di consegne quotidiane prestabilite. Come sindacalista USB Valter si batteva per avere migliori condizioni di sicurezza sul lavoro, dando vita alla campagna intitolata "Io sto con Valter" (video di Arte).
Quanti posti di lavoro verranno persi come conseguenza di questa rivoluzione tecnologica?
Secondo alcuni, una cifra astronomica; secondo altri, per ogni attività lavorativa che verrà automatizzata, se ne sostituirà un’altra, compensandone l’effetto.
Kiran Garimella, autore di “AI + Blockchain”, interrogato su questa ultima possibilità, risponde:
.. [le compensazioni vi saranno] solo in misura limitata, ci sarà una perdita netta di posti di lavoro. Quando, a causa della meccanizzazione, furono persi molti posti di lavoro, se ne crearono altri a livello più alto, attività tipicamente intellettuali. Ma cosa accadrà quando proprio i lavori intellettuali diventeranno superflui o troppo costosi?
D’altra parte, in un recente studio del Fondo Monetario Internazionale, si stima che, globalmente, un 40% di posti di lavoro saranno influenzati da automazione e AI. Ma tale l’influenza sarà variabile tra paesi avanzati e quelli a basso reddito.
Nelle economie avanzate, circa il 60 percento dei lavori sarà influenzato dalla AI. Di questi, circa la metà si gioverà di una integrazione con le tecnologie AI, guadagnandone in produttività. Per l’altra metà, le applicazioni AI andranno a eseguire compiti chiave attualmente svolti da umani, la qual cosa condurrà a una minor domanda di lavoratori che a sua volta significherà remunerazioni più basse e assunzioni in calo. Nei casi più estremi, alcuni di questi lavori scompariranno del tutto.
Nei mercati emergenti e a basso reddito, invece, l’influenza dell’AI sarà meno dirompente in un primo momento. Inoltre, poiché in questi paesi mancano infrastrutture e competenze per sfruttare i benefici dell’AI, aumenterà il rischio che la tecnologia, nel tempo, aumenti le disuguaglianze tra i paesi.
Opinione diffusa è che spetterà alla politica e alle istituzioni contenere i danni della rivoluzione AI e proteggere il benessere dei lavoratori.
Come già nel 2016 veniva detto nel rapporto “Artificial Intelligence, Automation, and the Economy” dell’amministrazione Obama:
..se l’IA condurrà nel lungo termine alla disoccupazione e all’aumento delle disuguaglianze, non dipenderà solo dalle tecnologie ma anche dalle istituzioni e dalle politiche messe in campo.
Quale potrebbe essere la soluzione per evitare una perdita massiva di posti di lavoro?
Lo strumento di cui si discute (al di là della dibattuta Robot Tax) è l’Universal Basic Income (UBI, reddito di base). Si tratta di un trasferimento monetario che dovrebbe essere assegnato a ogni cittadino di un determinato stato.
L’idea di fondo è che lo Stato dovrebbe offrire un reddito di sopravvivenza alle persone, per lo stesso motivo per cui offre i servizi d’istruzione e della sanità.
Vedi anche “Exploring Universal Basic Income” (World Bank Group).
Una prospettiva interessante è anche quella esposta nel libro “Inventare il futuro” di Nick Srnicek e Alex Williams.
Il neoliberalismo ha fallito, i robot ci rubano il lavoro, e il mondo si è fatto sempre più complesso e astratto.
Secondo gli autori è necessario automatizzare il più possibile, assicurando un reddito di base a tutti quei lavori che cesseranno di esistere per effetto della tecnologia.
Gli emarginati lavoratori al servizio dell’AI
Molti dei progressi dell’AI e del machine learning si devono anche alla possibilità di avere disponibili e a basso costo risorse umane da mettere a disposizione delle macchine. Sono i clickworkers.
Il fenomeno del cosiddetto ghost working, operai digitali che lavorano senza contratto, solitari, senza previdenza sociale, pagati pochi centesimi al minuto, è in espansione e generalmente ignoto ai più. Sono gli emarginati della gig economy.
Illuminante il teaser dell’azienda ClickWorker:
Best Input for your AI System
Usiamo la potenza del nostro esercito di clickworker per generare, validare ed etichettare i dati.
La versatilità della nostra squadra di Clickworker qualificati vi assicura l’ottenimento di dati di addestramento affidabili e di alta qualità. Questa diversità ed eterogeneità rappresentano proprio quello che serve ad addestrare il vostro sistema AI in modo da renderlo potente e performante.
E la battaglia è già cominciata
Lo scorso ottobre migliaia di scaricatori di porto e lavoratori portuali lungo la costa orientale degli Stati Uniti e la costa del Golfo hanno abbandonato il lavoro dopo che l'International Longshoremen's Association (ILA) non è riuscita a raggiungere un accordo contrattuale con la United States Maritime Alliance, che rappresenta i porti.
La proposta iniziale dell'ILA prevedeva un aumento salariale del 77% per i sei anni di durata del contratto con l'USMX, oltre al divieto assoluto di automatizzare cancelli, gru e camion per la movimentazione dei container nei porti.
L'ILA è fermamente contraria a qualsiasi forma di automazione, totale o parziale, che sostituisca posti di lavoro o funzioni lavorative storiche, ha dichiarato in un comunicato il più grande sindacato dei lavoratori marittimi del Nord America. Non accetteremo la perdita di lavoro e di mezzi di sussistenza per i nostri iscritti a causa dell'automazione. La nostra posizione è chiara: la conservazione dei posti di lavoro e delle funzioni lavorative storiche non è negoziabile.
Pochi giorni fa i lavoratori portuali della costa orientale e della costa del Golfo hanno raggiunto un accordo con la United States Maritime Alliance, evitando un altro sciopero prima della scadenza del 15 gennaio. Il nuovo contratto è incentrato in gran parte sull'automazione, pochi mesi dopo che uno sciopero di tre giorni dei lavoratori portuali ha bloccato le spedizioni in più di una dozzina di porti.
Dennis Daggett, vicepresidente esecutivo dell'ILA, in una comunicazione del 2 dicembre 2024 ha dichiarato che il sindacato non è “contrario al progresso, all'innovazione o alla modernizzazione, ma non possiamo sostenere una tecnologia che mette a repentaglio i posti di lavoro, minaccia la sicurezza nazionale e mette a rischio il futuro della forza lavoro”.
📗 Alcune cose che ho letto
Un libro sul tennis scritto da un ex tennista (poco noto): “The Racket, on tour with tennis’s golden Generation - and the other 99%” di Conor Niland.
Un libro sulla guerra per le informazioni, su segreti privacy e spionaggio: “Reality, lo stato profondo e la guerra per le informazioni” di Kerry Howley.
I guadagni dell’indice S&P 500 nel 2024 sono dovuti, per il 64%, a sole 10 aziende. E per il 55% a sole 7 aziende.
“Big Tech stocks have fueled most of the S&P 500’s gains over the past several years”.
Sebbene l’occupazione stia tenendo meglio del previsto, anche se con ampie variazioni geografiche e demografiche, le retribuzioni dal 2019 sono in Italia ben lontane dal compensare l’inflazione. Senza voler citare Siracusa, dove le retribuzioni 2019-2023 sono cresciute ben dello 0,8%, anche a Bolzano, con il suo incremento del 10%, siamo minimo il 7-8% sotto l’inflazione (ovvero siamo più poveri oggi che nel 2019).