TEW #23 - La tecnologia sta mangiando il mondo
Cosa ci ha portato la tecnologia, di buono e di cattivo, questa settimana
Buongiorno, è venerdì, e questa è TEW #23.
Le 5 notizie più interessanti che ho letto questa settimana: lavoro, solare, mobilità, design sostenibile e criptovalute.
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Alla prossima settimana.
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🖥️ Il futuro (del lavoro) è ibrido?
Un recente studio di Accenture ha rilevato che dopo la pandemia, molti lavoratori si sono resi conto che con i giusti strumenti possono essere produttivi ovunque. Spesso essi realizzano che lavorare da casa offre un equilibrio tra lavoro, vita privata e produttività che in precedenza non avevano mai sperimentato. Il 32% dei partecipanti allo studio ha dichiarato che il lavoro a distanza ha permesso loro una migliore qualità della vita, e il 31% ha affermato che la libertà nel prendersi delle pause e nella gestione del tempo, rese possibili dal lavoro da remoto, ha incrementato la loro produttività.
L’altra faccia della medaglia è che l'accesso a determinate strutture, al mentoring e alla collaborazione con i colleghi, alla formazione e alla tecnologia sono gli aspetti che fanno spesso rimpiangere il lavoro in ufficio. Il 22% percento ha affermato che essere in ufficio offre una migliore visibilità e e apprezzamento del proprio lavoro da parte dei capi, il 25% ama collaborare faccia a faccia con i propri colleghi, e per il 27% l’accesso alla tecnologia quando si è sul posto di lavoro è più facile. (VentureBeat).
Viaggio nel cuore del lavoro ibrido, i pro e i contro di una rivoluzione in atto (Forbes Italia)
Great Expectations: Making Hybrid Work Work (Microsoft Blog)
☀️ L’alternativa green ed economica al silicio esiste già: la Perovskite
Sappiamo come i pannelli solari siano fondamentalmente costituiti da silicio. Questo materiale è utilizzato in circa il 95 per cento dei pannelli nel mercato odierno. Tuttavia le celle solari al silicio hanno i loro limiti nella efficienza (quanta energia riescono effettivamente a produrre dal sole) e sono ancora relativamente costose da produrre. E’ parere largamente condiviso che i composti chiamati perovskiti potrebbero teoricamente diventare materiali solari più economici, leggeri ed efficienti.
Il silicio ha sempre avuto un vantaggio nei parametri più importanti nella valutazione dei materiali solari, ma le perovskiti stanno adesso recuperando terreno. In particolare per quanto riguarda l’efficienza, ovvero quanta energia dal sole una cellula converte in elettricità: per tale parametro le perovskiti hanno recentemente raggiunto il silicio con record superiori al 25 per cento.
Ma questi composti hanno ancora un grande problema rispetto al silicio: la loro fragilità, che ne limita molto la durata nel tempo. Uno studio recente, pubblicato su “Science” ad aprile, ha proposto un nuovo modo per costruire celle solari in perovskite con additivi che ne migliorano l’efficienza e la durata: le celle hanno resistito in laboratorio a 1.500 ore di calore e umidità elevati. Resta comunque il problema di trasferire tali risultati nel mondo reale e competere con il silicio, materiale che assicura il mantenimento dei parametri solari per 30-40 anni. (MIT Technology Review Italia).
Fotovoltaico, la perovskite batte il silicio e si prepara al mercato (Sole 24 Ore)
La cella fotovoltaica perovskitica (Wikipedia)
🚘 Costruire più autostrade peggiora le condizioni del traffico
E’ stato ormai ben dimostrato il concetto di "domanda indotta", detto anche "viaggio indotto": la costruzione di più autostrade non diminuisce la congestione del traffico veicolare. Al contrario, questo attrae più automobili e guidatori, aumentando di conseguenza l’inquinamento atmosferico e le emissioni di carbonio. Alla luce di nuove conoscenze sull’inquinamento atmosferico e sulla produzione di gas serra alla guida, l’antica esaltazione delle autostrade come strumento perfetto per viaggiare e trasportare merci, andrebbe ripensata. Il concetto noto come domanda indotta è semplice: nuove strade attirano più veicoli, perché offrire qualcosa gratuitamente significa che più persone lo useranno. L'aggiunta di corsie a un'autostrada, ad esempio, forse allevierà la congestione a breve termine, ma quel vantaggio alla fine svanirà man mano che la strada si riempirà di più conducenti e veicoli.
Alla luce di questo concetto, anche la credenza popolare che una maggiore possibilità di trasporto pubblico risolverebbe il problema del traffico, è discutibile: il fatto che molte persone scelgano di usare i mezzi pubblici diminuirebbe temporaneamente il traffico (analogamente ad aggiungere una corsia all’autostrada), ma alla lunga questo invoglierebbe altre persone ad usare l’automobile. In molti paesi si sta cercando di imporre una tariffa da pagare per l’uso delle autostrade o per accedere a determinate aree urbane (come ben sappiamo, in Italia è già così, ma per esempio negli Stati Uniti si spendono miliardi di dollari all’anno per costruire e ampliare autostrade di uso gratuito) ma anche questa soluzione è controversa: quanto far pagare? A Londra, l’introduzione di una tariffa per l’accesso a determinate aree urbane, ha avuto solo un temporaneo successo. A Singapore si è scelto di imporre tariffe variabili che vengono aggiornate ogni 3 mesi in base al traffico che si è registrato nel periodo. Indubbiamente, è la nostra società automobile-centrica il vero problema. (Governing.com).
Il Traffico Indotto (Wikipedia)
📐 E’ possibile progettare beni, oggetti, macchinari, edifici, senza arrecare danno all’ambiente?
Dalla rivoluzione industriale, gli esseri umani hanno rilasciato oltre 1,5 trilioni di tonnellate di anidride carbonica o CO2 nell'atmosfera terrestre. Nel 2021, ne abbiamo emesso circa 37 miliardi in più. Questo è il 50% in più rispetto all'anno 2000 e quasi tre volte di più rispetto a 50 anni fa. E non si tratta solo di CO2, ma anche di metano e ossido di diazoto. Il design ecosostenibile (chiamato anche design rispettoso dell’ambiente, eco design, ecc.) è la filosofia di progettare oggetti fisici, sistema abitativo e servizi per rispettare i principi della sostenibilità ecologica.
Il design sostenibile è l'approccio alla creazione di prodotti e servizi che considera gli impatti ambientali, sociali ed economici dalla fase iniziale fino alla fine del ciclo di vita. Una statistica ben nota dice che circa l'80% dell’impatto ecologico di un prodotto risiede nella fase di progettazione. Se si guarda all'intero ciclo di vita di un prodotto e al potenziale impatto che può avere, sia nella produzione che nella fase di fine vita, tali effetti vengono inavvertitamente decisi e quindi incorporati nel prodotto dai designer nella fase decisionale di progettazione.
Nei primi anni 90, per ridurre l'impatto generale di un prodotto, processo o servizio sulla salute umana e sull'ambiente, Anneke van Waesberghe con la sua organizzazione senza scopo di lucro East Meets West, ha scritto le linee guida per Design for the Environment (DfE). È diventato un movimento globale che mira a nuove iniziative di progettazione e pone i motivi ambientali al centro della fase di progettazione fino al processo di produzione. L'obiettivo principale di DfE è ridurre al minimo il costo economico-ambientale per i consumatori, pur concentrandosi sul quadro del ciclo di vita del prodotto. Bilanciando sia le esigenze dei clienti che gli impatti ambientali e sociali, DfE mira a "migliorare l'esperienza di utilizzo del prodotto sia per i consumatori che per i produttori, con un impatto minimo sull'ambiente". (Design for a Better World).
💰 Perchè crollano le criptovalute? La colpa è del capitalismo
Il bitcoin, ha perso quasi il 28 per cento del suo valore rispetto a fine marzo, scendendo a 29.500 dollari. Rispetto al suo massimo storico dell’8 novembre 2021, quando toccò il picco di 68mila dollari, il valore della principale criptovaluta ha perso il 57 per cento. Il calo è generalizzato. L’altra stella del mercato, ethereum, il 13 maggio è scesa al suo minimo in dieci mesi, a 2.014 dollari: il 58 per cento in meno rispetto al novembre 2021. In tutto, la capitalizzazione totale del mercato è passata da 3.300 a 1.300 miliardi di dollari nello stesso periodo. Nella sola settimana del 9 maggio, il ribasso ha sfiorato i seicento miliardi di dollari, l’equivalente del pil di un paese come l’Argentina o la Svizzera. (Internazionale)
Probabilmente è così che dobbiamo intendere il crollo delle criptovalute. L’esperimento libertario si è trasformato in una stampella del sistema di accumulazione di capitale. Il sogno di sostituire il potere politico monetario con il potere tecnologico ha portato a una maggiore integrazione nel sistema finanziario, senza contropoteri.
Finché le banche centrali garantivano una liquidità illimitata, le criptovalute potevano illudere molti. Ma ora le criptovalute si scoprono integrate alla crisi globale del modello neoliberista di gestione del capitalismo. La corsa in avanti del sistema ha creato molte bolle: immobiliare, delle criptovalute, della tecnologia e degli nft. Nessuna di queste è in grado di affrontare il problema principale del capitalismo contemporaneo: il rallentamento strutturale degli aumenti di produttività che pesa sulla redditività globale.
Inevitabilmente, così, è arrivato il momento in cui la realtà si impone sugli speculatori e il castello di carte finanziario crolla. In questo, l’inflazione ha svolto finora il ruolo di giudice di pace. Il crollo delle criptovalute è solo un capitolo di questa crisi sistemica. Non è quindi tanto l’emergere di questi beni, quanto la loro crisi, a segnare l’avvento di un mondo nuovo.